Eugenio Boer, cuoco di origine olandese ma di ‘cuore’ italiano, racconta, nel suo curato ma non formale ristorante, la sua personale idea di cucina Made in Italy.

La cucina è attenta alla sostenibilità, sia per l’approvvigionamento delle materie prime (in genere di piccoli produttori) sia per quanto riguarda la riduzione degli sprechi.

Ai grandi classici, come la grigliata mista del Mediterraneo alla romagnola, si è affiancato un repertorio di antipasti crudi con ampia selezione di ostriche.

Qui – per davvero – nulla è meno di eccellente e straordinario. A partire dalla cucina, guidata con mano sicura dal bravissimo Alessandro Menoncin...

Lo stile del cuoco muove da una base classica (saldamente appresa e quindi ben affinata alla corte di Gualtiero Marchesi, con il quale ha a lungo lavorato) per approdare a personali riletture di ricette e ingredienti capaci di prospettare inusitati orizzonti gustativi.

Una sapiente ristrutturazione ha trasformato una vecchia officina poco fuori dal centro città in un locale con tre volti: ristorante, enoteca e bistrot.

Nel centro del paese, in un antico edificio, questo locale con le volte in pietra a vista racconta i sostanziosi piatti tradizionali valtellinesi…

Lungo una delle strade di accesso alla città si trova questa insegna arredata in stile classico, che da anni svolge un’accurata ricerca sui prodotti di nicchia, soprattutto locali, ma non solo.

In una antica casa si incontra questa trattoria del ‘tempo che fu’: qualche tavolo all’aperto, il banco del bar all’ingresso con la rivendita dei tabacchi, e quindi, più innanzi, un paio di salette, un po’ spartane, con tavoli apparecchiati in modo sobrio e senza fronzoli.

Al Porto trionfa la tradizione lacustre in piatti che è impossibile trovare altrove.

La proposta gastronomica, che si avvale di pesce reperito al porto di Mazara del Vallo, prende forma in piatti che esaltano la qualità della materia prima.

Non ci si aspetti piatti di ricerca, né un ambiente raffinato da questa trattoria, dai tratti un po’ spartani, che continua a proporre, in modo onesto e sincero, una cucina di fattura casalinga, senza fronzoli…

La memoria intrisa di emozioni, il legame con il territorio e la conoscenza della cultura culinaria sono la fonte d’ispirazione primaria di Andrea Aprea...

La cucina asseconda le stagioni, rimanendo molto vicina alle tradizioni mantovane, con alcune divagazioni e variazioni interessanti...

Qui si è in zona di pesce d’acqua dolce e un assaggio del «gran fritto di fiume» (a base di pesce gatto, rane e alborelle) non si può mancare, anche perché è davvero fragrante e croccante.

L’ambiente non ha perso l’atmosfera d’antan: contenitore ideale per gustare i piatti tipici del territorio...

L’ultima ristrutturazione ha dato all’ambiente della trattoria storica un tono di classe…

La cucina è di gran gusto e di gran classe e si ispira ai prodotti e alle tradizioni di queste terre: tanta carne quindi, con l’unica concessione al pesce d’acqua dolce. I piatti sono di solida fattura e, senza essere grevi, esaltano bene le materie prime...

In cucina Dario Guidi si esprime con la libertà di chi intende parlare, in lingua contemporanea, un dettato fatto di prodotti e tecnica, di ricette del passato e di sagaci suggestioni foreste. E lo fa con la sicurezza di chi non solo ha conoscenza teorica, ma anche esperienza pratica, del gusto e dell’importanza della sua centralità nella riuscita di un piatto.

In cucina parla la tradizione, come è ovvio che sia, senza divagazioni o cerebrali astrusità. E lo fa senza lordure e pesantezze, bensì con attenzione, moderazione e senso del gusto tutti moderni. Anche le materie prime sono di valore, attentamente selezionate da produttori fidati.

Il ristorante si trova a Porta Garibaldi, ed è tra i più antichi di Milano, se si considera che venne inaugurato a fine Ottocento.

Ecco dunque sui carboni a vista la vicciola di razza Piemontese di Pino Puglisi o la lombata di vaca Galiziana…

Barbacoa è una catena di ristoranti brasiliana che offre carni alla brace con servizio alla carta, oppure con il metodo rodizio che consiste nel trinciarle al tavolo del cliente, a volontà.

Qui sono il territorio e la tradizione a trionfare, in piatti gustosi preparati partendo da materie prime ben selezionate.

Da umile ‘pranzo al sacco’ a piatto gourmet, il bentō (che in Giappone è una sorta di vassoietto take away) è stato rielaborato dallo chef Yoji Tokuyoshi mescolando ingredienti e tecniche italiane e giapponesi.

Il cuoco, Andrea Berton, allievo di Gualtiero Marchesi e di Alain Ducasse, propone una cucina di ricerca, definita da piatti molto curati, mai grevi e quasi eterei.

In ambienti confortevoli e accoglienti, dallo stile moderno ma non freddo, trova spazio questa insegna che propone una validissima cucina basata su prodotti d’eccellenza, interpretati e abbinati con piglio contemporaneo...

Da ordinare, oltre ai dim sum (involtini croccanti e leggeri, non solo di verdure), l’anatra laccata alla pechinese...

Ristorante elegante e spazioso, con vetrate che danno su un piccolo ma curato giardino zen. La cucina è ricercata, sostenuta da una salda conoscenza delle tecniche culinarie.

Terra e acqua si fondono in una carta che, seguendo la stagionalità, racconta il territorio cremonese e mantovano (siamo proprio sul confine) e gli usi gastronomici del tempo che fu, per un romantico (e buono) tuffo nel passato.

Trionfano grazia ed eleganza anche nella cucina, che ha spunti creativi su basi classiche.

Cucina tecnica ma senza esagerazioni o astrusità: rigore nella selezione delle materie prime, precisione nella loro elaborazione, lungimiranza negli abbinamenti. Il tutto legato e amalgamato da una solidissima base classica e da un indubbio senso del gusto.

È l’antica casa di famiglia, risalente al XIV secolo e oggi sapientemente ristrutturata, il palcoscenico ove si muovono i fratelli Leali, Marco e Andrea...

I fratelli Daniele e Sossio Perrotta hanno aperto la loro ‘casa’ sul Lago di Como. Ambedue in cucina, hanno messo a punto uno stile di cucina ‘all’italiana’, intrecciando esperienze e terra d’origine (sono campani), in una proposta contemporanea, ma senza esagerazioni tecnico-stilistiche, tesa al gusto senza forzature e con grande attenzione a equilibrio e armonia.

Sito nel quartiere Isola, questo piccolo ristorante è stato tra i primi locali a portare il ramen a Milano.

In una bella corte di campagna, dotata di confortevoli stanze e magnifico dehors per la stagione calda, si celebrano i riti della cucina di qualità, con una particolare predilezione per le ricette a base di carne.

Ospitalità di gran classe in una magione nobiliare risalente al XVI secolo, posta sulla sommità di Colle San Giuseppe.

Qui la cucina non fa sconti alla tradizione e alla territorialità e, ora come allora, non si potrà che rimanere conquistati dal Lüadèl (focaccia sfogliata, lievitata e cotta al forno, prodotto tipico di Pomponesco) con salumi...

Piazza Erbe è un po’ il salotto di Mantova e con la bella stagione consumare un pasto all’aperto con tanto di splendida vista è impagabile. Ed è in questo scenario che da quarant’anni la famiglia Camatti gestisce il proprio ristorante, sotto al Palazzo della Ragione, con una proposta essenzialmente legata ai piatti del territorio, senza tradire né la stagionalità né la tradizione.

Ceresio 7 è il rooftop per eccellenza a Milano, con una terrazza che offre una splendida vista sullo skyline meneghino.

La cucina è di quelle che rimangono impresse nella memoria per qualità e ancor più per personalità: frutto della sinergia tra ragionamento e tecnica.

Nell’unico menu degustazione disponibile (130 euro per dodici piatti a cui si può aggiungere un piatto extra da concordare al momento), a parte il bertagnì (versione lombarda del baccalà), i pesci sono solo d’acqua dolce: ceviche di salmerino tra gli antipasti e trota alla brace tra i secondi. Tutte le altre preparazioni vedono protagoniste le carni.

Ai fornelli continua a regnare Matias Perdomo, chef di origine uruguayana che si è fatto conoscere e apprezzare per la sua creatività immaginifica, capace di legare fra loro elementi appartenenti a diverse tradizioni gastronomiche alla luce di una sensibilità e una tecnica al di fuori del comune.

La cucina di Carlo Cracco da sempre si caratterizza per la sua forte originalità. Lo chef, infatti, ha appreso tecniche d’alta scuola da maestri riconosciuti. Ma la sua creatività si esprime in piatti del tutto personali...

La proposta gastronomica non si è fermata alla tradizione locale, che pure rimane ferma a suggello dell’identità.

A ridosso di una antica cava di arenaria, questo scenografico ristorante è una solida tavola ove trionfano le ricette e gli usi tipici della provincia di Sondrio...

Questo locale porta il cognome del cuoco, rigoroso e preciso protagonista di una cucina che tende a valorizzare le materie prime in piatti sapientemente dosati...

Ecco che, in una dimensione di immediatezza (che è comunque complessa), si dispiega la proposta di Davide Oldani, in continuo movimento secondo stagionalità e piglio d’estro...

È una cucina vera, quella di Bassano: sincera, piena, gustosa. E l’ulteriore finale soddisfazione arriva al momento del dolce, con il gelato alla crema mantecato al momento (imperdibile).

In cucina focus sulla valorizzazione dei prodotti del territorio senza seguire pedissequamente la tradizione se non laddove deviare sarebbe inopportuno.

La proposta è consolidata e tradizionale e, a parte una piccola scelta di pietanze a base di pesce di mare, si muove fra tradizione e piatti d’alta scuola.

L’impero creato dalla famiglia Cerea vede nel ristorante Da Vittorio un lussuoso relais immerso tra le colline, la coronazione del sogno del suo fondatore: Vittorio Cerea.

La famiglia Santini si avvia a festeggiare i cento anni di attività a Runate, la minuscola frazione in riva all’Oglio dove giungono clienti da tutto il mondo per sperimentare un’esperienza che va oltre la gastronomia, toccando l’eccellenza della ristorazione su tutti i fronti.

In carta portate della tradizione rivedute, oltre a specialità venete, come i bigoli in salsa «piatto tradizionale della cultura veneta», e qualche classico milanese…

Il nome del locale ne anticipa le specialità, ossia i dim sum: una preparazione di origine cantonese.

Stefano Cerveni ha trovato l’ambiente ideale per il suo stile di cucina che, senza perdere di vista le origini, ha saputo guardare oltre...

La cucina, sia di mare sia di terra, è italiana, con piatti talvolta ispirati alla tradizione, ma interpretati con personalità e con spirito innovativo. Le portate sono accurate e invitanti, spesso con tocchi creativi evidenti.

Dire Enrico Bartolini significa pronunciare il nome di un cuoco che è stato capace, come pochi, di spingere la propria arte culinaria a somma espressione della gastronomia d’autore del nostro Paese.

La posizione è incantevole, con il dehors che si affaccia direttamente sul lago. E non stupisce il successo consolidato negli anni, vista la qualità della cucina…

Gli ingredienti, ricercati e di qualità, vengono valorizzati in piatti fantasiosi, validamente congegnati...

È proposto unicamente un menu degustazione (a 220 euro; non c’è scelta alla carta), servito quando tutti gli ospiti si sono accomodati...

Unendo gli insegnamenti appresi da un grande maestro – Philippe Léveillé – alle influenze della cucina della sua terra di origine (Abruzzo), mixate a competenza e attitudine, Arianna Gatti ha messo a punto un suo stile. Al centro, l’esaltazione del gusto, obiettivo che raggiunge senza ricorrere a troppe divagazioni, in equilibrio tra tecnica e materia.

La terrazza tra le vigne di questo locale è una meraviglia. E gli interni non sono da meno…

Federico Sisti, lo chef, è rispettoso della tradizione, vissuta però come stimolo anziché come limite. La sua cucina è vivace, definita anche da insoliti accostamenti...

Misura, equilibrio, continuità: sono i punti fermi della proposta dei fratelli Frosio.

Viva la sostanza, la grazia e l’eleganza di questo Gambero, capace di coniugare la maestosa tradizione bresciana alla finezza della grande cucina francese, le ricche materie prime (crostacei, caviale, fegato grasso…) alla tecnica d’alta scuola...

Lo stile della cucina è moderno, eppure non sono sacrificati alla costruzione della ricetta e alla presentazione della pietanza né la definizione aromatica né quella gustativa.

Nella carta svolge un ruolo importante il pesce: da provare – per esempio – il branzino al vapore in salsa di soia, servito con filangé di cipollotti e zenzero...

La cucina, che si definisce «oriental attitude», non è una mera miscellanea di disparate culture gastronomiche, bensì un’armoniosa fusione di alte cucine orientali.

La proposta gastronomica è legata principalmente al pesce di mare: tra i classici della casa, il risotto al nero di seppia con calamari e gamberi...

Dal lago: coregone all’olio di Moniga; tagliolini di pasta fresca con ragù bianco di persico; filetto di salmerino...

Il nome – Horto – implica stagionalità, e i prodotti utilizzati, difatti, sono di piccoli produttori lombardi.

In carta quattro proposte per ogni portata, con la mantovanità rappresentata dai tortelli di zucca con burro, salvia e Parmigiano Reggiano e il resto affidato all’estro del cuoco...

Se si vuole gustare la cucina mantovana, questo è il posto giusto. La famiglia Viola propone praticamente tutti i capisaldi della tradizione.

Passato, presente e futuro si ritrovano alla stufa e ai tavoli, dove si continuano a preparare e a mangiare i buoni piatti della tradizione.

La cucina dello chef Francesco Mascheroni sa intessere tradizione italiana a suggestioni foreste, utilizzando ingredienti di buona qualità...

Lo chef, il valente Claudio Sadler, in questa nuova elegante location continua a proporre la sua cucina ispirata ai piatti regionali plasmati e reinterpretati con originale creatività.

Boiserie e quadri classici all’interno, lo scorcio sulla Villa Reale nella veranda fanno da contorno alla cucina di Fabio Silva, opportunamente curata ed elegante nelle presentazioni e non priva di spunti interessanti.

In questo albergo di lusso, Alfio Ghezzi ha portato la sua cucina basata principalmente sui prodotti del territorio: dal pesce del Garda alle verdure del vicino Trentino.

Il mare è il protagonista indiscusso di piatti sì lineari, ma che, al contempo, si mostrano di grande piglio tecnico, di impianto contemporaneo...

Ristorante che propone una cucina autoriale, connotata da svariati tocchi mediterranei, ma anche da una notevole sensibilità nell’abbinamento degli ingredienti...

Resort di charme, con poche camere curatissime e una cucina schietta e spontanea, al tempo stesso raffinata e tecnicamente ineccepibile.

Pugliese di origine ma segnato in modo indelebile dall’esperienza francese a fianco del leggendario Pierre Gagnaire, lo chef Antonio Guida propone una cucina raffinata nella quale le salse giocano un ruolo di primissimo piano e vengono eseguite con una maestria esemplare.

Questo elegante ristorante porta la firma di Enrico Bartolini. È ospitato in ambienti spaziosi...

La proposta gastronomica si divide tra piatti di terra e di mare, senza dichiarate connotazioni regionali...

Affascinante il contesto, unica la cucina di Nadia Vincenzi, donna minuta ma di gran carattere approdata in terra bresciana quarant’anni orsono dalla natia Rimini. Memorabili in particolare i suoi piatti evergreen, quelli nei quali la materia prima proveniente dal mercato del pesce di Chioggia si esalta nelle ricette che le appartengono (quella della zuppa servita in coccio l’ha persino registrata).

Il piccolo chalet posto accanto all’albergo di famiglia – a disposizione degli ospiti anche una spa ben attrezzata – accoglie con calore attorno a una magnifica stube. Lo ha costruito su misura per enfatizzare il suo stile di cucina, Stefano Masanti, cuoco-proprietario che accende i fornelli di casa durante la stagione dello sci (nel resto dell’anno ‘emigra’ in California).

Sette tavoli per venti coperti in un angolo suggestivo dell’hotel ubicato sulla via centrale del paese. A vista le montagne, e pure la cucina...

Il ristorante, guidato da un giovane chef del Sud Italia, propone piatti di chiara ispirazione mediterranea e pietanze più continentali...

Il luogo ha indubbiamente il suo fascino e la vista sulle acque del lago e sulle montagne circostanti rapisce occhi e cuore…

Certezze, incrollabili certezze, in questo consolidato e avvolgente ristorante, che sembra quasi un salotto di casa, con il suo bel parquet, i suoi tavoli con lunghe tovaglie, le numerose sparse suppellettili e i tanti quadri alle pareti. La cucina tiene il passo di cotanto rassicurante classicismo e, senza troppi legami territoriali, propone, fra carne e pesce (ma ci sono anche un paio di pietanze vegetariane), piatti di soddisfazione...

Per comprendere come dovrebbe essere – davvero – un grande ristorante che interpreti in modo autoriale la vera cucina regionale italiana, si deve raggiungere questa raffinata insegna, appena fuori Vigevano, immersa nella campagna della Lomellina.

La cucina ha un’impostazione classica con qualche piatto innovativo e internazionale: sono bene espresse sia la tradizione milanese, sia la mediterraneità.

Ambientazione rustico-elegante per questa consolidata insegna dell’alta Brianza, da anni governata da un cuoco di formazione classica che garantisce una cucina di valore.

Il ristorante Il Cigno ha da poco cambiato gestione. I suoi fondatori, Gaetano e Alessandra Martini, hanno, dopo cinquantacinque anni di onorato servizio, passato la mano, godendosi finalmente la meritata pensione.

Anima della proposta gastronomica è Riccardo Scalvinoni, cuoco di talento che ha, nelle sue corde, un approccio in piena sintonia con la filosofia agro-gourmet. Sfruttando l’ampia gamma dei prodotti homemade li valorizza integralmente, riuscendo a preservarne le caratteristiche nutrizionali e organolettiche.

Trionfa l’oca in questa consolidata insegna che ha da poco tagliato i quarant’anni dalla fondazione.

La carta, con proposte sia di pesce sia di carne, presenta alcuni classici, come le chicche di patate con crema di scampi e uova di aringa...

In cucina Andrea Provenzani intreccia classicismo e sperimentazione, ridisegnando piatti iconici con piglio creativo...

A tavola si celebra la grande tradizione regionale italiana, non però in modo filologico, o, peggio, didascalico. Gli ingredienti sono modernamente interpretati alla luce di una sensibile immediatezza e di una meditata tecnica che spiazzano per i loro risultati.

Il Moro è un locale elegante e moderno, con netta prevalenza di colori chiari. Una scelta che pare in linea con la cucina, che si ispira alla luminosa Sicilia e ai suoi straordinari prodotti.

Profondità di pensiero che si traduce, nella cucina di Paolo Lopriore, in una proposta unica, nella quale l’ospite è protagonista al punto da costruirsi il piatto da solo.

Sulle basi acquisite dalla famiglia (di origine amalfitana), Roberto Proto è asceso, piano piano, sin al firmamento della ristorazione di pesce, consolidando una reputazione costruita con impegno e costanza, attraverso il miglioramento e la continuità delle prestazioni.

In questo locale si è fatta la storia della cucina italiana del Novecento. Qui, fra queste mura, su questi tavoli fratini, hanno pranzato e cenato coloro che hanno contribuito alla nascita di quell’alta ristorazione che, agli inizi degli anni Ottanta, ha rivoluzionato il concetto di ‘mangiar bene’.

Questa bianca villa da decenni continua a essere un approdo sicuro, elegante e raffinato, per coloro che sono alla ricerca di una proposta gastronomica autoriale, capace di fondere la tradizione lacustre a suggestioni che giungono da più lontano.

Il nome da solo spiega qual è la specializzazione del locale. Siamo nella zona del tartufo delle golene del Po e la materia prima non manca, anche fuori stagione.

La cucina trae spunto dalla tradizione: interpreta i profumi e i sapori del territorio senza però disdegnare spunti creativi, garbati e meditati.

L’offerta gastronomica si ispira ai piatti della tradizione che lo chef, Tommaso Arrigoni, propone in tre menu...

Noto per essere il ristorante etnico più premiato in Italia, il locale di Claudio Liu rimane una tappa imperdibile per chi cerca un’esperienza fusion di alto livello.

La cucina è creativa e grazie alla felice esecuzione dei piatti piace anche a chi non è vegetariano.

La cucina si muove in un’aura di autorialità, reinterpretando ricette d’alta scuola e abbinamenti classici alla luce di cadenze più contemporanee.

È una vera e propria alchimia fra sala e cucina quella che si respira in questo elegante e raffinato locale…

L’Ambasciata è uno dei ristoranti con più personalità d’Italia. E non solo per ciò che riguarda ambiente e arredamento. Ora che la nuova gestione si è rodata si può dire, senza tema di smentita, che anche la cucina stia vivendo una seconda giovinezza.

Lo chef propone piatti realizzati mettendo in combinazione materie prime del territorio con altre selezionate (bene) nel resto del Belpaese.

Semplificati ambiente, servizio e cucina, lo chef si dedica molto seriamente alla selezione, all’affinamento e alla cottura delle carni, che frollano nella cella a vista…

La cucina è stagionale e pertanto la carta cambia mensilmente attingendo volentieri anche a piatti della tradizione regionale rielaborati.

La vocazione è segnatamente ittica, con grande spazio ai crudi ordinabili non solo in tartare, sashimi e carpaccio o nel plateau, ma anche a singoli pezzi...

I piatti, che intrecciano carne e pesce, sono ad alto tasso tecnico…

‘Rispetto’ è la parola d’ordine di una cucina che valorizza preziosi ingredienti.

L’occhio di riguardo nei confronti del territorio lo si legge nei piatti a base di pesce d’acqua dolce...

La cucina è d’impronta classicheggiante, ma riesce a muoversi abilmente e con tecnica meditata fra suggestioni mediterranee e sensibile attenzione all’utilizzo di elementi vegetali...

La strada per salire ai 650 metri di Brione è tortuosa: che si percorra la via più breve, da Gussago, oppure la strada panoramica che si inerpica da Iseo attraverso Polaveno. Ma vale la pena farla per raggiungere l’insegna di Michele Valotti, cuoco autodidatta, integralista ma al tempo stesso aperto al mondo come pochi.

In cucina Gilberto Farina, ormai da una trentina di anni, soddisfa con pieno successo la numerosa clientela di buongustai che qui giunge anche da lontano, attratta tanto dalla sua proposta quanto dal suo tratto garbato.

Ristorante moderno e luminoso che offre una esperienza di cucina di ottimo livello, basata, più che sulla semplice tradizione, su molteplici suggestioni...

Da sempre qui sono proposti i piatti della tradizione meneghina, ben eseguiti e ben presentati. Nessuna velleità – per fortuna! – di modificare o, peggio, migliorare la tradizione.

Cucina raffinata, d’alta scuola gourmet, realizzata con l’intento di mantenere ed esaltare la purezza del gusto di materie prime selezionate con scrupolo.

Dei piatti colpiscono favorevolmente la precisione stilistica e la delicata raffinatezza.

Locale dalle molte anime, di moderna impostazione: architettura post-industriale con sale per colazioni e aperitivi, bancone con servizio a vista di pesce crudo all’italiana (magnifico il plateu royal), e, soprattutto, ristorante con proposte diverse tra pranzo e cena.

La carta è innovativa, anche se non mancano i grandi classici come lo Chateaubriand di cernia. A questi si aggiungono, oltre ai crudi, portate di stagione.

Il solido impianto a gestione famigliare ha ricevuto una ventata di freschezza dall’entrata in scena della nuova generazione. Nessuno stravolgimento, ma una revisione contemporanea delle tecniche di cucina...

Le proprietarie – le sorelle Visinoni – hanno affidato i fornelli a un giovane cuoco del luogo – David Rottigni – di ritorno da alcune importanti esperienze...

Qui si gustano i piatti della regione dello Sichuan, quindi pietanze molto piccanti, ma curiose e affascinanti, in nove portate principali (ecco spiegato il curioso nome del locale).

La cucina è tipica e territoriale, ed è fatta con le giuste attenzioni alla materia prima e i giusti riguardi ai fornelli. Insomma, nessuna pesantezza eccessiva, neppure in quei piatti che – per tradizione – sono particolarmente ricchi e grassi.

Insegna storica della ristorazione bresciana, che affaccia sulla piazza principale del paese.

Protagonisti di Lido 84 sono i fratelli Camanini: Giancarlo ad accogliere gli ospiti, a governare la ricca cantina e a coordinare un servizio moderno che vede alternarsi ai tavoli le brigate di sala e di cucina; Riccardo ad affrontare una continua sfida con se stesso, generando piatti di crescente profondità, sia concettuale sia di sapore.

Nel ristorante più glamour della città in ogni angolo, su ogni tavolo, un particolare diverso, una cura del dettaglio di gran gusto estetico (anche nel giardino estivo sul retro).

L’unica saletta è arredata con gusto moderno, così come un tocco di modernità entra anche nelle ricette della tradizione mantovana...

Qui si è fatta la storia, sia d’Italia, sia della cucina italiana. Il Ponte della Gloria è lì, a pochi metri, a ricordare la battaglia dell’8 aprile 1848 che vide protagonisti i nostri bersaglieri...

Qui, ammirando dalla terrazza la maestosità delle Orobie, ci si immerge nella vera (e buona) cucina di Valtellina, orchestrata da Anna Bertola, appassionata e competente locandiera.

Dalla carta, articolata e presentata come un libro mastro, particolarmente interessante è la sezione dedicata agli «introvabili»...

La famiglia Carboni sa come raccontare le ricette e le materie prime di queste ricche terre. Lo ha fatto per decenni, e continua a farlo ora in questa curata locanda dalla bella atmosfera conviviale.

La cucina di Gianni Briarava, cuoco-proprietario di lungo corso, è molto ben eseguita nei fondamentali del gusto, esaltandosi in particolare nei piatti legati alla tradizione del territorio.

I piatti continuano a rimanere centrati sull’essenzialità di profumi e sapori ben calibrati, frutto di ricette ampiamente collaudate che continuano a riscuotere approvazione e successo.

Cucina d’impegno, tecnicamente evoluta con abbinamenti ricercati e avvincenti, con un obiettivo: rispettare ogni sapore degli ingredienti – indiscutibilmente di prima qualità – per valorizzare la golosità dell’insieme.

Masuelli, con il suo bancone all’ingresso, le sue salette un po’ d’antan e la boiserie alle pareti, è una istituzione a Milano, anche perché rappresenta un tipo di ristorazione che oramai (purtroppo!) comincia a scarseggiare, o, peggio, a imbastardirsi...

Uno show, più che un menu, in cui fantasia, ricerca e capacità tecnica si traducono in concentrazione di sapore e in equilibri centrati sul filo del rasoio...

La scelta del nome del ristorante indica la volontà di ben curare l’acquisto del prodotto, protagonista sia da crudo (abbondante la scelta) sia da cucinato...

Bretone di origine, monsieur le chef è riuscito a costruire uno stile tutto proprio in cui entrano in gioco tanto le conoscenze d’alta scuola francese quanto il gusto italiano, passando per alcune suggestioni orientaleggianti che si sono aggiunte nel corso del tempo, integrandosi alla perfezione in un dettato di classe estrema e di cesellata finezza.

Non bisogna lasciarsi ingannare: le tradizioni sono d’ispirazione, ma la formazione francese di Zanini conferisce ai piatti un taglio internazionale nelle cotture e negli accostamenti...

La cucina è cinese (con forte ispirazione cantonese e della vicina Hong Kong) definita da un tocco internazionale, con le preparazioni classiche che si alternano a quelle più attuali.

La cucina seleziona con cura ingredienti di elevata qualità per elaborare portate con qualche richiamo regionale, dai sapori ben definiti, come la lingua di vitello in salsa tonnata e capperi.

Non si tratta del solito ‘bistrot di...’: di una seconda insegna gemmata al fianco di quella più nobile e nota. Olmo appare ben radicato (e non a caso si usa questo verbo) in una filosofia propria. O quantomeno più marcato rispetto a D’O nello sviluppare, su due binari paralleli, una idea di territorialità e di creatività che trovano la loro quadratura nella piacevolezza del piatto.

Diego Stefani in cucina e la moglie Paola in sala hanno creato una specie di paradiso per gli amanti di funghi e tartufi...

Gestione giovane per un quadro familiare perfetto, di quelli che se ne trovano, ahinoi, sempre meno…

Giampietro Ferri e sua moglie Fabiana assicurano da anni una grande professionalità in sala e una cucina improntata su tradizione e prodotti di qualità.

Ristorante classico e ben curato che propone solidi piatti, sia di carne sia di pesce, eseguiti con attenzione e garbo.

Stile di cucina contemporaneo, di notevole padronanza tecnica, funzionale alla ricerca del gusto, che si evidenzia in un gioco di contrasti molto pronunciato ma efficace.

In ambienti lindi e confortevoli, con basse volte in mattoni che sanno di antico e di campagna, sfilano le solide ricette della Bassa cremonese, preparate con attenzione e rigore, rispetto della materia prima e ottime conoscenze tecniche.

Un piacevole contrasto fra le vetuste pietre e i legni della costruzione (un’antica torre di avvistamento) e lo stile un po’ minimal degli arredi regna in questo locale.

Questa insegna ha più di trent’anni ed è una delle poche vere osterie milanesi rimaste.

Nel cuore del borgo antico, defilato dallo struscio del lungolago, questo locale profuma di storia e di tradizione…

Avvalendosi di materie prime di qualità, il cuoco elabora piatti di grande raffinatezza. Seguendo un percorso di messa a punto minuziosa e cesellando ogni passaggio, la cucina si è evoluta costantemente mantenendo sullo sfondo l’impronta toscano-lombarda delle origini.

Dalla cucina (che è di impronta casalinga) giungono le caserecce trafilate al bronzo con fagioli cannellini e, il mercoledì, la tiella barese…

…sono le certezze date da un’attività che prosegue con successo da ormai quattro generazioni, e dalla consapevolezza che qui sono proposti piatti legati alla tradizione, dalla qualità consolidata e realizzati con materie prime in buona parte provenienti dal territorio circostante.

Curato e confortevole, senza essere formale, questo spigliato ristorante (guidato da quattro fratelli) propone una cucina moderna, capace di rileggere con sagacia alcuni piatti della tradizione lombarda e piemontese alla luce di buona tecnica e ottima sensibilità esecutiva.

La cucina è tradizionale e si muove, con pulizia e centralità di profumi e gusti, fra i grandi classici della tradizione lombarda e alcune inflessioni decisamente più mediterranee (il cuoco è di origine pugliese).

La recente ristrutturazione ha consentito alla gestione capitanata da Marco Carminati di suonare uno spartito musicale tutto nuovo, affidato allo chef Filippo Cammarata. In carta gli intramontabili classici della trattoria che fu fanno da corollario a piatti gourmet, creativi e personali, frutto di abbinamenti tutt’altro che convenzionali, anzi, a tratti audaci, ma nel complesso molto ben centrati.

Storica trattoria che ha mantenuto saldi i valori della cucina di tradizione in una atmosfera improntata alla convivialità.

La cucina, in sintesi: mix tra ricette del cuore e tocchi di piacevole contemporaneità, in accostamenti ‘comprensibili’ (tradotto: guardo nel piatto e so che cosa mangio). La proposta segue le stagioni, e l’attenzione per le materie prime è fondamentale.

L’antica cascina, che ospitava un pometo (da cui il nome del ristorante), sapientemente riattata in stile osteria di classe, è sempre un luogo di alto piacere gastronomico, con la sua cucina d’autore, concettuale e concreta al tempo stesso, costantemente alla ricerca di nuove suggestioni secondo stagione.

La cucina, di commovente onestà e grazia, è un inno alle tradizioni e ai prodotti di queste terre: le une e gli altri trattati con il rispetto e l’eleganza che si devono a ‘tesori preziosi’.

Il cuoco, Cesare Battisti, ha saputo individuare piccoli, selezionati fornitori di tutta Italia rispettosi del territorio, le cui materie prime sono proposte in piatti milanesi e lombardi, ma non solo.

Curato agriturismo che propone una cucina di soddisfazione e di sostanza tutta basata sulle materie prime locali e sulle ricette della tradizione.

La cucina, che secondo stagionalità si basa su materie prime di qualità (prevale il pesce), propone elaborazioni essenziali nel rispetto della tradizione.

L’atmosfera è piacevole e conviviale: si respira l’aria delle trattorie della memoria, con molto legno negli arredi e specchi alle pareti.

Sul piatto la modernità si legge nella scelta di privilegiare l’essenzialità della materia prima e nell’evidente ricerca della leggerezza.

All’interno di quelle che furono le scuderie del castello dei conti Capriolo risalente al XVI secolo (da cui il nome), Simone Breda ha trovato il luogo ideale per mettere in scena la sua cucina d’autore, realizzata con padronanza tecnica e attenzione alla valorizzazione del gusto della materia, in primis quella reperita nel territorio circostante.

I piatti sono sia di carne sia di pesce: la paella de carne premium seleccionada è un’insolita quanto gustosa paella con tagliata di entrecôte alla brace.

Il cuoco, Roberto Di Pinto, è partenopeo: e le sue origini si palesano in molti dei suoi piatti, definiti da tecniche culinarie apprese anche all’estero...

Una giovane coppia – lui ai fornelli, lei in sala – guida questo ristorante agile e spigliato, che gioca internamente sui toni del blu e del bianco, quasi a richiamare idealmente una solida barca candida che solca le onde di un placido mare.

El Porteño Gourmet è un ristorante argentino a due passi da Piazza del Duomo.

Cucina di carattere, con gusti intensi ma ben gestiti, originali anche quando non hanno la pretesa di essere innovativi.

Trattoria dal piacevole ambiente familiare che offre i sapori tipici lombardi, senza compromessi né scorciatoie.

La cucina è definita da piatti di grande equilibrio con inaspettate intensità di sapori, ma sempre di garbata piacevolezza.

La cucina, come si evince dal nome, è toscana e continua a proporre piatti irrinunciabili, come i crostini con pâté di fegato di pollo, la fiorentina, i ravioli.

La cucina propone tuttora specialità milanesi, ma con una particolare cura nella scelta degli ingredienti e con qualche interpretazione innovativa...

La cucina, che si esprime seguendo le stagioni, è una epitome della gastronomia tradizionale di questa landa, indivisa fra la provincia gonzaghesca e quella dei liutai, preparata con mano eccellente, ottime materie prime e profonda conoscenza delle ricette antiche.

In tavola arrivano piatti di valore che si segnalano per materie prime di qualità, precisione nelle cotture, presentazioni efficaci ma non ridondanti, territorialità declinata con originalità.

Piena campagna, tranquillità assoluta, ambiente semplice (nella bella stagione ci si accomoda in giardino), accoglienza famigliare. È in questo rilassante contesto che va in onda una cucina di territorio realizzata con estrema cura. E che trova l’apoteosi soprattutto nei mesi freddi, con i piatti più sostanziosi, dedicati all’anatra e in particolare all’oca.

Trattoria Stazione: solida e confortevole insegna che propone tutti i grandi piatti della celebre gastronomia mantovana.

La cucina, in mano a Stefano Fagioli, racconta di queste terre, con le loro nebbie e la loro afa. E lo fa con quella approfondita conoscenza delle ricette e della gastronomia e quella attenzione alla qualità della materia prima che sono sintomo di amore sconfinato e di vero rispetto per l’abito bianco che il cuoco indossa.

Non ci si può non innamorare di questa cucina, schietta e sincera, seppur meditata ed elegante, che è riuscita – negli anni, con pazienza – a elevare le materie prime di questa terra a epitome di una tradizione plurisecolare.

Trippa rappresenta, sin dall’apertura nel 2015, un concept molto apprezzato in città: informale come una trattoria per arredi, atmosfera e servizio, ma con piatti della tradizione rivisitati con tocchi da ristorante gourmet per bontà d’esecuzione e qualità delle materie prime.

Il concetto slow che ispira la cucina si materializza in piatti di sostanza che valorizzano la qualità degli ingredienti, selezionati con estrema cura, a partire da quelli del territorio.

Non è sufficiente l’etichetta fine dining per definire lo stile dei due chef. Infatti, armonizzando stili diversi, si dimostrano capaci di dar vita ad abbinamenti audaci che si rivelano virtuosi; e di accostare tra loro ingredienti che, anziché sovrapporsi, mescolarsi e quindi confondersi, si colgono senza sbavature, alimentando l’ampiezza gustativa delle pietanze.

Cucina di grande raffinatezza: tecnicamente ineccepibile, meticolosa in ogni dettaglio (sin quasi estetizzante) e capace di valorizzare, in un crescendo di stratificazioni gustative, la complessità degli abbinamenti e l’equilibrio di tutte le singole componenti del piatto.

Nessuna influenza territoriale, nessuna tendenza, nessun modello nella cucina di Stefano Baiocco, ma una visione del gusto del tutto personale e un bagaglio tecnico sterminato...

La cucina ha una matrice giapponese fusion, oltre a inevitabili influenze italiane date anche dall’impiego di ingredienti quali i gamberi rossi di Mazara e il tonno rosso...

La cucina è giapponese di alto profilo, e se oggi i fine dining nipponici a Milano non sono una novità, nel 2006, quando Zero aprì, la sua raffinata proposta gastronomica si distinse subito da quella dei normali sushi bar.

Qui impera la valorizzazione del pesce d’acqua dolce, secondo spunti creativi ben dosati, in una cucina di alto livello, ideata e realizzata con cura per il dettaglio e sapienza nei fondamentali.